Parlare di dislessia: scegliere i termini giusti per non commettere errori

Le parole danno forma al nostro pensiero e i pensieri si strutturano anche in base al linguaggio con cui esponiamo le nostre idee. Preferire una parola a un'altra non è perciò un dettaglio o un "capriccio" linguistico, ma una scelta consapevole, responsabile e anche rispettosa, soprattutto se le nostre parole servono a descrivere un'altra persona.
Quando parliamo di dislessia l'attenzione al linguaggio è di fondamentale importanza per non veicolare messaggi sbagliati o fuorvianti. Purtroppo i pregiudizi e la mancanza di informazione sul tema rendono particolarmente diffusi gli usi impropri del linguaggio riferito alla dislessia. Anche le fonti giornalistiche abbondano di notizie contenenti definizioni errate come "bambino malato di dislessia" o simili (provate a googlare nella sezione "Notizie" e ve ne renderete conto voi stessi), quando invece la dislessia non è assolutamente una malattia. E questo è solo un esempio fra tanti, esempi talmente abbondanti da aver spinto l'Associazione Italiana Dislessia (AID) a produrre un apposito vademecum.
Quali sono perciò, termini, espressioni e modi di dire errati in riferimento alla dislessia? E quali alternative abbiamo per essere certi di parlare di dislessia nel modo più appropriato?
Approfondiamolo nei prossimi paragrafi.
La dislessia non è una malattia
Il primo punto su cui insiste l'AID e su cui anche noi facciamo leva è che la dislessia non è una malattia; da questo assunto ne derivano molti altri, con ricadute sulle parole da utilizzare per adottare un linguaggio appropriato.
La dislessia è un disturbo del neuro-sviluppo che riguarda la capacità di leggere e che deriva da un diverso funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura. Volendo semplificare questo concetto, il cervello di un individuo con dislessia ha modalità di funzionamento e di apprendimento che si differenziano da quelle di una persona non dislessica.
Parole sbagliate
Se la dislessia non è una malattia, le parole da non utilizzare in riferimento ad essa sono:
- patologia;
- malattia;
- menomazione;
- sindrome.
La dislessia non provoca sofferenza (a meno che il contesto sociale non ne sia responsabile)
Non essendo una patologia, la dislessia non è di per sé foriera di sofferenza fisica o psicologica. Semmai, può essere il contesto sociale a rappresentare per la persona con dislessia una fonte di stress, frustrazione, insoddisfazione o addirittura dolore psichico, soprattutto quando una difficoltà oggettiva non viene riconosciuta dagli altri oppure - sul versante opposto - viene trattata come una "menomazione" senza speranza.
Parole sbagliate
Poiché la dislessia non è una malattia e inoltre non genera sofferenza, è sbagliato usare termini come:
- bambino "affetto da" dislessia;
- bambino "malato di" dislessia;
- bambino che soffre di dislessia.
La dislessia non va "curata"
Come si può guarire dalla dislessia se la dislessia non è una malattia?
Ciò che va fatto, quando si è di fronte a un DSA (Disturbo Specifico dell'Apprendimento) come la dislessia, è un intervento o trattamento riabilitativo. Grazie ad un intervento mirato da parte di un centro specializzato (come la nostra Associazione Percorsi Evolutivi), la persona con dislessia può riuscire a compensare efficacemente la difficoltà di lettura, ma ciò non vuol dire che la dislessia sparirà per incanto. La dislessia è una caratteristica dell'individuo e pertanto non potrà andare via: proprio come il colore degli occhi, il tono della voce o il temperamento caratteriale, la dislessia accompagnerà quella persona per tutta la vita.
Parole sbagliate
- guarire dalla dislessia;
- curare la dislessia;
- vincere o battere la dislessia;
- era dislessico (non si può parlare di dislessia al passato, perché la dislessia non è una condizione transitoria ma una caratteristica dell'individuo).
La dislessia non è un disturbo del linguaggio
Una delle idee più difficili da estirpare è che la persona con dislessia abbia difficoltà nel linguaggio parlato. Ecco allora fiorire espressioni colorite come "Oggi non riesco a parlare bene, sembro dislessico!". Tralasciando il basso spessore di una battuta di questo genere, la frase si basa anche su un errore in quanto la dislessia è un disturbo che riguarda solo la lettura e non ha niente a che vedere con la produzione orale. Una persona dislessica potrà avere fenomenali abilità oratorie. Oppure potrà averle molto scarse, ma ciò non dipenderà dalla sua dislessia.
Concetti sbagliati
- i dislessici non sanno parlare;
- i dislessici parlano male.
La dislessia non implica un basso quoziente intellettivo
Soprattutto in ambito scolastico, dove gli alunni con DSA possono avere difficoltà specifiche, può instillarsi il pregiudizio che il bambino con un disturbo specifico dell'apprendimento sia "somaro", "stupido", che abbia insomma un basso quoziente intellettivo.
In realtà, per poter diagnosticare la dislessia, è necessario che il quoziente intellettivo sia nella media o superiore ad essa, per cui le (gravi) affermazioni di cui sopra non sono solo fastidiose, ma anche prive di validità scientifica.
Concetti sbagliati
- la dislessia è un ritardo mentale;
- la persona con dislessia ha un basso q.i.
"Sono una persona con dislessia, non sono la mia dislessia".
Le parole giuste da usare

Qual è l'appellativo più corretto per riferirsi a un bambino, un ragazzo o un adulto con un disturbo specifico dell'apprendimento? Probabilmente è quello che evita che tra la persona e il suo DSA vi sia un'identificazione totale.
Il riferimento deve essere sempre all'individuo nella sua specificità, peculiarità e unicità. Per questo motivo non sarà corretto dire "un bambino DSA" o peggio ancora "un DSA" o "un dislessico", come se quel "DSA" o quel "dislessico" fossero etichette in grado di nascondere qualsiasi altra caratteristica dell'individuo.
Bisognerà invece dire "bambino con disturbo specifico dell'apprendimento", ponendo insomma l'accento sul bambino (o ragazzo, o adulto, più in generale la persona) prima ancora che sulla dislessia.
Se desiderate altre informazioni sulla dislessia o siete in cerca di un centro specializzato in diagnosi, certificazione e interventi riabilitativi per bambini e ragazzi con un DSA, Percorsi Evolutivi è a vostra disposizione.
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